Quando l’anziano convive con il dolore cronico

Il dolore cronico è così definito quando persiste o si ripresenta frequentemente per un periodo superiore a tre mesi, prosegue per più di un mese dopo la guarigione di un danno a un tessuto oppure è associato a una lesione che non guarisce.

Le cause sono diverse e comprendono:

  • malattie tumorali;
  • patologie croniche come artriti, artrosi o diabete;
  • lesioni come l’ernia del disco o la rottura di legamenti;
  • molte patologie in cui il dolore è la manifestazione stessa della malattia come nel dolore neuropatico, nella fibromialgia e nelle cefalee croniche.

Diversi studi confermano che, in Italia, un cittadino su quattro soffre di dolore cronico, con una durata media di 7 anni.

Nell’anziano il dolore cronico è frequente perché frequenti sono le patologie che lo possono causare. Il tema è particolarmente delicato proprio in questa fascia di età in cui è richiesto un approccio mirato, diverso da quello adottato negli adulti: negli anziani, infatti, è alterata la percezione stessa del dolore a causa di fattori degenerativi. Inoltre eventuali problemi cognitivi connessi all’invecchiamento possono indurre l’anziano a sottostimare il dolore. Senza dimenticare che nella terza età la presenza di patologie croniche limita le opzioni terapeutiche applicabili per controllare il dolore.

In particolare nell’anziano la terapia è multimodale: comprende cioè varie strategie tra loro integrate e decise dallo specialista. Sicuramente la terapia farmacologica è essenziale e può prevedere l’uso di antinfiammatori non steroidei (Fans), di analgesici oppiacei e di altri farmaci adiuvanti quali antidepressivi o anticonvulsivanti.

In presenza di dolore cronico di tipo osteoarticolare anche la fisioterapia ha un ruolo importante così come la terapia occupazionale, volta a favorire la ripresa delle funzionalità. Anche le terapie psicologiche sono fondamentali, specie negli anziani, coadiuvate magari da tecniche di rilassamento, meditazione e attività fisica leggera.

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