Mal di testa: l’emicrania e il suo impatto

Con il termine mal di testa (o celafea) ci riferiamo a diverse forme di dolore al capo: se quelle secondarie sono il sintomo di una patologia sottostante (disturbi vascolari, tumori), delle primarie non è nota una causa scatenante, pur rappresentando la maggior parte delle cefalee. Queste si distinguono in tre famiglie: l’emicrania, le cefalee tensive e le cefalalgie autonomico-trigeminali, la cui forma più nota è la cefalea a grappolo. La più diffusa è l’emicrania: secondo la terza edizione della classificazione delle cefalee della International Headache Society, ne è colpito il 12% della popolazione circa, in particolare donne e nella fascia d’età tra i 20 e i 40 anni. Nel 50% dei casi l’insorgenza dei primi attacchi si verifica tra i 10 e i 19 anni, tuttavia chi ne ha sofferto sin da giovane può continuare ad avere crisi anche in età avanzata. Si parla di emicrania cronica quando si presenta per più di 15 giorni al mese. Il dolore emicranico è pulsante, a uno o entrambi i lati della testa, aumenta nel corso delle ore e può spingere il paziente a cercare riposo a letto. Gli attacchi sono spesso accompagnati da nausea, fastidio per la luce, i suoni e gli odori. Oggi sappiamo che a causare l’emicrania concorrono fattori genetici e biologici, ma anche ambientali: è dimostrato infatti che rispettare un adeguato numero di ore di sonno, fare una colazione abbondante, evitare di digiunare o ritardare i pasti e bere almeno un litro e mezzo di acqua al giorno sono fattori che possono aiutare. Per impostare una terapia adeguata occorre una diagnosi corretta fatta da un neurologo presso un centro cefalee: in Italia ne esistono diversi e un elenco aggiornato si trova sul sito dell’Associazione neurologica italiana per la ricerca sulle cefalee (www.anircef.it). Oggi esistono terapie specifiche contro l’emicrania, più efficaci dei farmaci tradizionali: si tratta di principi attivi da assumere durante i singoli attacchi ma anche come profilassi, ovvero per la durata di alcuni mesi al fine di ridurre il numero di attacchi per lunghi periodi di tempo.

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